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La risposta ufficiale del CLUB STILE ALFA ROMEO: Gentile sig. Alfredo Albertini,
con la presente per esprimere alcune considerazione sull'articolo da Lei pubblicato su RuoteClassiche di Marzo 2012,attualmente in edicola.
Se volessimo parlarLe "soltanto" della querelle inerente il Museo,non saremmo qui a scriverle:sinceramente - e i meglio informati lo sanno,tra cui Lei sicuramente - che ci sono molti atti da analizzare, molti scritti sui quali informarsi e moltissime variabili in gioco su questa triste vicenda che attanaglia moltissimi noi appassionati.
Il motivo principale che ci spinge a scriverle,dal remoto - e spesso dimenticato - Nord Est,nella fattispecie dalla città di Trieste ove ha sede la segreteria del nostro club, dedicata ai nostri amati Soci del Friuli Venezia Giulia e del Veneto orientale è l'aver dipinto una situazione,un mosaico,un punto di vista che ci sta molto,anzi moltissimo a cuore. Anzi,ci perdoni se non ci samo ancora presentati:siam di Stile Alfa Romeo,club affiliato al RIAR, Registro Italiano Alfa Romeo. Partiamo dal presupposto che che la "verità" assoluta potrebbe non esistere: quella che in molti spacciano per realtà,si rivela esser ,a conti fatti, una delle mille diverse sfaccettature della luce che passa per un prisma,e da esso vien divisa in diversi colori...
Il suo ci è ben noto:come è assurto agli onori della cronaca in queste ultime ore,dalla pubblicazione dell'articolo. Il nostro speriamo sia curioso di scoprirlo assieme in pochi minuti che siam costretti a rubare al suo tempo.
Lei ha usato il termine EPURARE: termine che da decenni ha assunto una connotazione ben precisa nel suo stesso utilizzo - e spesso negativa. Non so se pero' l'utilizzo che Lei ne avesse voluto fare, fosse stato nel senso stretto del suo significato - o - a fini giornalistici, per sottolineare un'azione di forza,di ipotetica prepotenza commessa da un "qualcuno". Che poi questo "qualcuno" ha un nome ed un cognome ben preciso nel resto dell'articolo,ed una carica istituzionale di un organismo PRESTIGIOSO.
Ci sentiamo di voler precisare,e ci piacerebbe aver conferma di una sua riflessione a riguardo, che se il suddetto termine è stato utilizzato nel suo stretto significato, cioè quelle di allontare persone ritenute INDEGNE...beh concordiamo perfettamente con la scelta del lemma.Il dizionario Sabotini-Coletti,consultabile anche online, le dà pienamente ragione e soddisfa anche il nostro gusto in merito alla scelta da Lei compiuta.
Si, caro Albertini,in quanto qua ci troviamo davanti ad un concetto semplice, lineare e quasi puerile nel doverlo spiegare: nella vita ci sono delle regole da rispettare, dei valori e delle scelte di comportamento sul come onorarle e farle rispettare. Qua ci sa - e "ci sanno in molti", anche se parliamo per noi in prima persona ,che la querelle sollevata da piu' di qualcuno - non perdendo occasione per dar fiato alla bocca,in maniera spesso squallida - mina la credibilità della questione del Museo stesso che gli è tanto a cuore. Se andassimo dietro ad editti e proclami, ci sembrerebbe di osservare la foto del Museo circondata da una cornice tarlata,che per lati ha veleni,risentimenti,arroganza ed un lato,oscuro - in quanto non si capisce dove voglia andar a parare!
Qua nel dimenticato Nord Est Friul-Veneto-Giuliano siamo un po' duri d'orecchie,pardon d'occhi, e non riusciamo a capire COME MAI uno stimato giornalista abbia scelto nel suo articolo, per parlare del duro momento del Museo, un'introduzione ed un epilogo dove la fa da spettatore il Registro di Marca con un immagine divisa, spaccata:sembriamo, sia come club affiliati che come privati, quasi capitanati da un "padre padrone" al quale è impossibile liberarsi da un giogo di tirannide, imposta per il vantaggio di ottenere in cambio benefici di chissà che genere...da Fiat,certificazioni,o chissàchè...
Sembra quasi che si voglia comunicare la visione ai lettori di un Registro debole, stanco, in balia di un "monocratico giudice" quando non lo è affatto: già leggiamo quotidianamente dalle pagine del noto social network "Facebook" continui attacchi verbali,bordate,irriverenti critiche, saccenti osservazioni,commenti sarcastici che minerebbero anche la pazienza di un santo o di un asceta,nei confronti del Presidente della massima istituzione rappresentante l'Alfa Romeo. Ora ci si mette anche anche la carta stampata? Ma ci permetta di sollevare il dubbio di chi alimenta - nemmeno tanto - dal dietro le quinte questo clima nei confronti della nostra beneamata associazione?
Sinceramente non ci sentiamo come club affiliato al RIAR,nè io nè i nostri soci,di appartenere ad un'inoculata immagine di un Presidente che "un giorno si sveglia ed epura...":ma stiamo scherzando?Leviamo subito questo velo di Māyā, con il quale si forse tenta di nascondere meriti e pregi di chi ha condotto il timone, in maniera PULITA e SERIA, del RIAR stesso sin dal 1983, volendone imputare un potere INTIMIDATORIO addirittura,come si legge nella seconda pagina dell'articolo,la 7 per la precisione.
Ma ci si è chiesto,a monte, perchè questi sodalizi sono stati "allontanati"?O cosi' dal nulla,si arriva ad una ponderata,dolorosa ma necessaria scelta per preservare la propria integrità morale,onestà intellettuale e chiarezza d'intenti del proprio operato - dimostrabile in decenni di attività,quando altri dovevan ancora farsi cullare sulle ginocchia,o eran ancora nei pensieri dei proprio genitori.
Come club siamo convinti che meglio essere in "pochi ma buoni" che un'armata Brancaleone,che non porta sulla lunga distanza nulla di buono,positivo e di concreto:sulla base del gridare proclami già noti,detti e stradetti,qualcuno qui - e non stiam parlando di sicuro del Presidente del RIAR - si sta creando un buon personaggio,una specie di immagine di Paladino della Verità assoluta,che forse in caso di necessità potrebbe diventare pure un martire.
Il RIAR che conosciamo come club affiliato è diverso da quello che il suo articolo,non ce ne voglia, lascia intendere: nel RIAR c'e' voglia di fare, di costruire, di innovare, di rinnovare pur mantenendo radici salde e profonde, si lascia molto spazio all'iniziativa in un clima collaborativo. Si guarda al contemporaneo - senza rinunciare al passato che fa parte della nostra Storia:ma non si ha una distruttiva ottica " talebana",inevitabilmente ancorata ad un mondo che non c'e' piu' e non vi potrà essere se non nei sogni di chi non vuol crescere e si immedesima in un moderno (discutibilissimo...) Robin Hood che assomiglia forse di piu' ad un immaturo Peter Pan - non ammettendo a sè stesso che il mondo gira e non torna indietro ad aspettare lui e la sua strampalata Armata BrancaLeone a seguito.
Un' Armata Brancaleone di pessima taratura morale che soffiando certi termine come "Alfiat" o "AlFiattaro" ha alimentato un clima di odio e di divisione negli anni '90 fra gli appassionati della nuova generazione (rei di non esser patentati nell'epoca d'oro..),non a caso, e che oggi continua sull'onda della demagogia piu' stretta e del loro populismo piu' becero a far leva su temi seri come quello del "Museo": sa tanto di voler esser degli eroi di una vicenda complessa, di voler diventare un'icona della salvezza delle speranze del popolo Alfista stesso. Ma il lupo non perde il vizio - proverbio azzeccatissmo in questo contesto - e basterebbe poco per capire con chi si a che fare e che credibile non è - come non ne è degno, di rappresentare una cordata di "unità Alfista" che tanto predica di voler perseguire e che per anni HA DISTRUTTO assieme ad altri..
Non ci crediamo ai "paladini" - e ricordiamoci che proprio i Templari han fatto una bruttissima fine, malgrado la loro indefessa (!) fede - di un qualcosa che è oramai a sfondo cieco:ci si autoprocla "eroi" di una lotta,di una guerriglia virtuale con adesivi,loghi e pagine di FaceBook ricche di belle parole si, ma che non saranno di certo un aiuto nella lotta della salvaguardia del Museo stesso anche se fan scena sulla massa. Chi dovrà decidere non lo farà sulla base di qualche paginetta scritta ad arte o passi strappalacrime come commenti di filmati di una "golden age" (che rimpiangiamo ma sappiamo non puo' tornare adesso) - scritti forse per piu' mettersi in mostra, per rivalsa e fermiamoci qui.. E questa storia assumerebbeconnotati grotteschi in quanto,se da un lato si da un'immagine di un RIAR diviso,dove i club affiliati sembrerebbero "confusi" dalla situazione gestita col presunto pugno di ferro da un Presidente....dall'altro..- mi si perdoni - ma come Socio del Riar e come Presidente di un Club affiliato non posso tollerare che il mio, il nostro Presidente, Stefano d'Amico al vertice del massimo organismo internazionale del Marchio,riconosciuto dal codice della strada italiano,apprezzato in tutto il mondo,venga preso di mira, beffeggiato, schernito e continuamente provocato, offeso, stuzzicato da un gruppo di club che prima han chiesto l'affiliazione al registro stesso,l'han ottenuta e poi si comportano come nella fiaba de "La volpa e l'uva"...Per noi è' inaccettabile!
Ma si puo' far sapere da qualche parte,sulla carta stampata, che siamo felici di far parte del RIAR?Ma si puo' dire da qualche parte "Forza Stefano D'Amico" per il lavoro che lui e tutti i suoi collaboratori stanno svolgendo?Per tutti i Consiglieri?Ma si potrà legger da qualche parte "Noi come club affiliato siamo ORGOGLIOSI DI FAR PARTE DEL RIAR e facciamo quadrato attorno al nostro Presidente?" E le tanto menzionate agevolazioni fiscali non sono il MOTORE di un'associazione del calibro del RIAR? Basta usarle come "leva" per dragar consensi....
Scusi questo lungo scritto,davvero, ma leggere continui reiterati attacchi verso l'Istituzione di cui FELICEMENTE facciamo parte ad un certo punto,"è troppo" - e sono mesi che andiamo avanti cosi':e se adesso ,magari abbiam travisato,ma ci si mettesse anche RuoteClassiche,fornendo un'immagine "talebana" ben distante da quella che è la realta...beh..dissentiamo in quanto viviamo il clima del RIAR,partecipiamo alle Riunioni,abbiamo seguito l'iter degli episodi descritti e...ci sarebbe altrettanto,tanto,da dire per par condicio... Raduni evento spettacolari:convolgimento in un clima di estrema cordialità e benevolenza dove vengono trasmessi VALORI che le parole non possono descrivere,ma che solo sguardi negli occhi - specchio dell'anima - posson comprendere.Il Riar è ben altra cosa di un'istituzione dipinta come in balia di poteri forti che "non se ne importa" della Passione,del Marchio e del Museo.
Magari l'avremo solo annoiata,magari le avremo dato qualche spunto di riflessione,magari non ci saremo riusciti...pero' anche noi volevamo dir la nostra su questo articolo e le mandiamo un grande,forte ed ovviamente Alfista, saluto.
Rodolfo P. Frausin Presidente di Stile Alfa Romeo - club affiliato al RIAR -
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